Sì, è tutto vero.

Sì, è tutto vero.

…Ma possiamo fare qualcosa

 

Quando Matrix cominciò ad essere proiettato sui grandi schermi destò talmente tanto scalpore, per le tecniche con cui era narrato e per la storia stessa che narrava, che fu consacrato, prossimo a varcare il millennio, tra i grandi film del XXI secolo. Usciti dal cinema, la domanda era tipica: “Se fosse tutto vero?”

Un’analisi, anche sommaria, del film permette di evidenziare una struttura retrostante che si articola in cinque dinamiche, ossia:

  • L’esistenza di sistema complesso e apparentemente immutabile (nel film, Matrix)
  • L’azione degli “emissari” del sistema in questione (nel film, gli uomini in nero)
  • La rivelazione che determina la rottura dell’equilibrio (nel film, il messaggio che giunge a Neo)
  • L’azione della “resistenza”, intenzionata ad abbattere il sistema ( Morpheus e soci)
  • La vittima e il prescelto (Neo).

A permettere l’esistenza del sistema Matrix è lo strumento preferito dai regimi totalitari: l’ignoranza.

Tenendo conto di questo capolavoro cinematografico e partendo dalla consapevolezza che quando si è ignoranti si è schiavi di un regime più o meno palese, emerge un nesso con il Workshop di LEAD Italia conclusosi da poco.

Se ci soffermassimo a pensare a come ci comportiamo individualmente dinnanzi ad un problema, e confrontassimo la nostra reazione ad esso con quelle di altre persone, eccetto qualche isolato caso, ci si accorgerebbe di come, ad un problema, le reazioni siano identiche: esiste solo una soluzione a quel problema? Probabilmente no.

Come giustificare dunque questa uniformità?

Duplice risposta: da un lato è possibile che, all’interno di un contesto culturale comune, si sia educati, acquisendo per emulazione, a rispondere in certi modi a certi problemi; dall’altro si potrebbe sostenere che quanto viene in mente subito sia la soluzione più logica, e perciò la più efficace.

Ipotesi infondata: perché mai dovrebbe essere così?

Porre questo interrogativo significa consegnare a chi tenta di rispondere le chiavi per l’accesso ad una dimensione coesistente a quella della vita reale, ma ignorata dai più: il mondo della creatività.

Si è soliti associare questo concetto all’arte. Se è vero che l’arte necessità di creatività, è anche vero che quest’ultima non è circoscritta a quella. Si può essere creativi nel modo di apparecchiare la tavola, nel modo di organizzare la gestione di un ristorante (caso McDonald) o nel modo di organizzare una campagna pubblicitaria. Si può essere creativi scoprendo nuovi modi di confessare gli impegni lavorativi nelle solite 24 ore, o essere fantasiosi nel modo di spender i soldi per organizzare la vacanza.

Un aneddoto esemplificativo.

Nel 1943 un artigiano svedese doveva trasportare un grosso armadio appena rifinito dalla bottega alla casa di una cliente. Il peso e le dimensioni non ne permettevano il trasporto. “Se però fosse diviso in pezzi più piccoli o l’avessi potuto fabbricare direttamente in casa non ci sarebbe stato questo problema” pensò l’artigiano. Prese dunque una sega, tagliò l’armadio in più parti e le rimontò direttamente nella camera da letto della signora: era nata l’idea fondamentale di IKEA.

Perché allora risulta così difficile applicare un modo di pensare creativo alla realtà?

Mi sento di suggerire una ragione semplicissima: non sappiamo dell’esistenza di una alternativa.

Esattamente come Neo vive in Matrix inconsapevole di quale duplice realtà esista (quella reale e quella fittizia), allo stesso modo gran parte della popolazione conduce la vita seguendo prassi consolidate e inseguendo la prima soluzione che trova, inconsapevole dell’esistenza di due modi di approcciare le proprie giornate (un modo logico-verticale e uno creativo-laterale).

In questa parte del film, in questa parte della vita, si è vittime di un insieme di regole, ostacoli e soluzioni scontate che costituiscono un “sistema totalitario” nella dimensione in cui impongono regole che i cittadini comuni non osano combattere qualcosa di molto più grande di loro se se ne rendono conto o non riconoscono la dinamica stessa se non sono illuminati da qualcuno.

Questo workshop è equivalente, per i ragazzi di LEAD Italia, all’arrivo di Trinity. Scoperta l’esistenza di un altro mondo, si può essere accompagnati alla scoperta delle armi con cui aprire una breccia nel sistema logico-verticale, divenendo non più vittime, ma prescelti.

La missione di colui che riceve le chiavi al mondo della creatività, ossia rivisitare la realtà demolendone gli assunti apparentemente immutabili, è una sfida rischiosa, nobile e eccitante, ostacolata (come nel film gli uomini in nero) da insegnati, amici ed educatori che, vittime del sistema e inconsapevoli del pensiero laterale, promulgano il credo della logica tra i conoscenti.

È responsabilità di chi ne è consapevole in primis allenare le abilità creative e in secundis perpetrare il regalo di cui si è stati oggetti, ossia liberare dalle idee “ovvie” quanti sono disposti ad essere liberati.

La riposta alla domanda tipica che ci si pone dopo il film risulta quindi “Si, è tutto vero”, con una precisazione: “ma possiamo fare qualcosa”.

Filippo Pagotto

Workshop sul pensiero creativo del 28-29 dicembre 2019

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Elettra Favotto
elettraf@leaditalia.com