Giorno 8: Shabbat Shalom

Giorno 8: Shabbat Shalom

‘Shabbat Shalom’: che sia uno sabato di pace.

È forse con queste due parole che riassumerei il giorno che io, per vari motivi, ho avvertito come il più magico e carico di significato.

Il motivo principale è forse più scontato è il legame indissolubile che lega lo stato di Israele alla cultura e, conseguentemente, alla religione ebraica. Questo legame esprime tutta la sua forza proprio in questo giorno. La tradizione dello Shabbat infatti coinvolge così profondamente il paese da paralizzarlo per 24 ore, sia nell’ambito pubblico (immobilizzando trasporti e negozi) che in quello privato, gettando le città in un surreale clima di festa.

Per quanto riguarda questo giorno, è importante sottolineare come (essendo tutte le attività della delegazione sospese) ognuno di noi sia rimasto in famiglia potendo così partecipare in modo più o meno attivo, alla celebrazione del settimanale rito.

Una delle cose che più ho apprezzato di questo giorno è stata senza dubbio la cena del venerdì sera (momento in cui si apre questa festività) cena che ho avuto il piacere di consumare a casa dei nonni svizzeri del mio partner i quali, tra un piatto di humus e di falafel, mi hanno fatto sentire più che mai a mio agio.

Una cosa che mi ha particolarmente colpito è stato il reciproco interesse che si respirava nel conoscere l’uno le tradizioni dell’altro e il modo in cui hanno voluto spiegarmi le tradizioni (molte delle quali oggi perdute dalle giovani generazioni) tipiche non solo di questo importante giorno, ma in generale della cultura israeliana.

Sono rimasto particolarmente colpito dal modo in cui si sono relazionati con me, come se fossi parte integrante della famiglia, come se fossi un loro nipote e non vivessi in un altro continente. È stata sorprendente a mio parere l’ospitalità e la convivialità che ha caratterizzato questa cena, cosa non affatto scontata.

Il giorno dopo, ancora piacevolmente colpito dall’esperienza della sera precedente, io ed Omer (il mio partner), assieme ad Uri (un altro ragazzo israeliano) e i due Pietro, che erano ospitati da lui, abbiamo deciso di dedicare questa giornata libera a qualche attività che ci permettesse di conoscerci meglio e di legare ancora di più.

Quello che doveva essere destinata ad essere una mattina di riposo si è invece trasformata in una mattinata di adrenalina e sport quando, accompagnati dallo zio del mio partner ci siamo lanciati (letteralmente) in un’esperienza unica, quella dello snapling in un canyon.

Sebbene all’inizio  fossimo tutti un po’ titubanti, la cosa si è poi rivelata decisamente entusiasmante sia a livello personale che si gruppo, creando un clima più che mai coeso.

Questa sensazione di armonia che avevo respirato la mattina è stata poi suggellata (proprio come la sera precedente), durante il pranzo tutti assieme. La cosa in realtà non è affatto casuale vista l’importanza che gli israeliani attribuiscono al cibo in tutte le sue sfumature.

Il resto della giornata si è poi concluso nella movimentata Tel Aviv che, con le sue spiagge dal sapore Californiano e la sua frenetica movida, ci ha regalato attimi di assoluto relax, caratterizzato dal suono delle onde e dall’atmosfera di festa proprie della città israeliana.

Atmosfera di festa che ha poi vissuto il suo apice durante la sera presso l’avveniristico mercato di Saronna a Tel Aviv, il quale ci ha visti, assieme a molti altri membri della delegazione, mettere la ciliegina sulla torta e concludere questa giornata come era iniziata, e sempre all’insegna di quel ‘Shabbat Shalom’ che riecheggia nelle case ogni fine settimana.

A cura di Alberto Carrer

 

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Elettra Favotto
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