Giorno 7: Dare vita al Mar Morto

Giorno 7: Dare vita al Mar Morto

L’alba senza il filtro: Somigliava a Zion, descritta in un dipinto

Come spiegare l’alba? Come spiegarla a chi non ha mai visto una cosa così bella da essere indescrivibile? Ad oggi esistono un sacco di telefoni con fotocamere in alta definizione e attraverso i social network si possono facilmente condividere e vedere fotografie dell’alba, spesso modificate con un filtro per renderle più belle e provenienti da ogni parte del mondo. Ma quando non esistevano i telefoni e non esistevano tutti i filtri per modificare e rendere le foto più accattivanti, come si faceva a comprendere cos’era l’alba? Come si trasmetteva la magia di tale momento? In quell’istante, alle 5 del mattino, proprio mentre stavo guardando il sole sorgere tra il vasto deserto israeliano, mi sono posto questa domanda. L’alba è pura, è un po’ come Zion, descritta come la terra promessa di Israele. La risposta non è univoca e risiede in ognuno di noi: possiamo interpretarla, descriverla, dipingerla, fotografarla, ma l’emozione che ci restituisce mentre la guardiamo dal vivo è qualcosa di speciale, nel suo fare lento ma affascinante che unisce tutti quelli che la osservano. Accanto a tutti i ragazzi mi sentivo davvero bene, vederli sorridere allo stupore di questo evento quasi magico, era davvero un momento unico. Abbiamo assaporato quel momento per poco più di mezz’ora e, tornando alla nostra tenda ancora affascinati da quell’alba, siamo andati a fare colazione: forse uno dei momenti più rilassanti della giornata poiché mentre si mangiava, si parlava e si scherzava tra di noi. Finita colazione, come ogni giorno, abbiamo preparato gli zaini e ci siamo messi in viaggio per il mar morto. Non sapevamo esattamente cosa aspettarci essendo un tipo di mare che non esiste da nessun’altra parte del mondo.
Assonnati per le poche (ma buone) ore di sonno, siamo arrivati sulle sponde del mar morto in zona ‘En Boqueq e subito ci siamo risvegliati alla visione di questo fantastico mare molto salato. Costume addosso e asciugamano sulla spiaggia, ci siamo accorti di una grande differenza con il mare italiano a cui eravamo abituati: appena entrati in acqua ci ha colpito il fatto che l’acqua non era fredda ma un po’ più calda ed è molto più salata di quanto ci si aspetti. Tuttavia, con una bottiglia d’acqua naturale a portata di mano, si poteva risolvere il problema se finiva negli occhi (bruciava moltissimo). A causa della elevata densità derivata dalla grande quantità di sale, si stava a galla come niente! Infatti, era una sensazione molto strana ma piacevole e divertente. La cosa che mi ha colpito di più però, l’ho notata girandomi, mentre stavo galleggiando in questo mare salato: la bellezza non è solo il mare in sé, ma anche il paesaggio che volge alle spalle di esse. Vi immaginereste mai di trovarvi il panorama desertico quasi subito a ridosso del mare? Una vista davvero mozzafiato. Usciti dall’acqua, da bravi “turisti”, ci siamo cosparsi il corpo di argilla direttamente proveniente dalle riserve del mare. L’argilla, oltre ad avere proprietà fitoterapiche, ha anche un potere purificante per la pelle. Infine, per concludere la nostra avventura da viaggiatori nel mar morto, ci siamo fatti fare la foto mentre galleggiavamo nel mare leggendo il giornale. Lavati e rivestiti, siamo saliti nel bus per andare a mangiare e più tardi ci siamo rimessi in viaggio per andare a Tel Aviv.
Tornati di tardo pomeriggio all’ufficio principale di Lead in un grattacielo di Tel Aviv, ci siamo salutati tutti per trascorrere la fine della giornata in famiglia. Questa era la prima occasione in cui non passavamo il pomeriggio insieme ma potevamo stare con le nostre famiglie ospitanti. Passare la serata immersi nelle tradizioni del posto è stato un modo molto utile per conoscere meglio la cultura israeliana in tutte le sue forme. È stato interessante sia per noi ma anche per loro poiché attraverso il confronto culturale abbiamo scoperto tanti punti in comune, molti più di quelli che ci aspettavamo. Alcuni di noi hanno cercato anche di portare un pezzo di Italia in Israele, insegnando alle famiglie ospitanti alcune nostre tradizioni culinarie. È stato molto valorizzante e ci ha unito ancora di più.

Pietro Strazzabosco

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Elettra Favotto
elettraf@leaditalia.com